La figura del tutor è emersa in modo spontaneo, senza “protocolli” o regole comuni. Per questo motivo non esiste in questo momento omogeneità di formazione e di competenze. Presente da diversi anni in altre realtà come USA, Inghilterra, Italia, in Ticino è ancora una figura emergente. Nonostante ciò, è già evidente il valore degli interventi di tutoraggio con studenti dislessici, disortografici, disgrafici e discalculici.
Il tutor è una figura che opera strettamente nella dimensione dell’apprendimento, intrecciata con la dimensione relazionale. La sua specificità è essenzialmente quella di conoscere in modo approfondito i DSA e i profili cognitivi ad essi associati, nonché le loro implicazioni sull’apprendimento delle discipline scolastiche, e di mettere a disposizione dei ragazzi tali conoscenze, in una relazione educativa individuale.

Cosa non è

Come già evidenziato, ad oggi non esistono regole, norme, deontologia professionale comuni che regolino i rapporti con i ragazzi e con gli altri attori della rete. Sarà un nostro compito crearle in base ai valori che riterremo opportuno condividere.
È dunque di fondamentale importanza chiarire subito i limiti che segnano i confini del nostro operare, per non creare confusione con le altre figure professionali che lavorano con i ragazzi con DSA e per evidenziare le specificità e il valore del nostro ruolo e del nostro intervento.
Innanzitutto il tutor non può sostituire l’insegnante scolastico: è lui/lei che pone gli obiettivi, decide i nuclei fondanti della materia. Il tutor non definisce gli obiettivi di apprendimento, ma le modalità per raggiungerli.
Il tutor non è uno psicologo, anche quando questa è la sua formazione di base. Naturalmente tiene conto delle dinamiche emotive e psicologiche dei ragazzi. Deve conoscere il legame tra sfera emotiva e apprendimento e applicare l’ascolto attivo. I risvolti psicologici del suo intervento possono essere importanti, ma in modo indiretto, attraverso il rinforzo e l’esperienza del successo. Deve invece saper collaborare con psicologi, neuropsicologi e altri professionisti per il benessere del ragazzo.
Ma soprattutto il tutor non è un insegnante di recupero: non si limita a “far fare i compiti” ma si immerge nelle discipline scolastiche, nelle difficoltà di autonomia e affianca i ragazzi nel percorso, spesso lungo e complesso, di costruzione di un metodo di studio individuale, autonomo ed efficace.